Dal 1° luglio 2022 anche il calcio femminile italiano diventerà professionistico. Si è, infatti concluso l’iter, iniziato nel 2020, con l’approvazione del Consiglio Federale delle ultime norme disciplinari e il completamento delle modifiche alle normative conseguendo il passaggio al professionismo per la Serie A femminile a partire dalla prossima stagione sportiva.
Si può a buon diritto parlare di cambiamento epocale, infatti questa decisione della Federcalcio comporterà senza dubbio una vera rivoluzione per quanto concerne la figura delle calciatrici, in tema di tutele lavorative, previdenziali e assicurative.
Il primo aspetto che la curiosità generale vorrà approfondire è quello relativo alla retribuzione, che da sempre, e purtroppo in ogni ambito lavorativo, spesse volte presenta un netto divario tra uomini e donne; tuttavia questo passaggio al professionismo non garantirà alle calciatrici stipendi paragonabili a quelli delle star del calcio maschile, ma darà loro la possibilità di giocarsela nel tempo per portare questo sport a permettere il conseguimento di contratti faraonici come quelli dei colleghi maschi.
Un altro aspetto davvero rilevante, sempre sul tema retribuzioni, è il minimo salariale che dal prossimo campionato sarà garantito alle calciatrici del campionato femminile di Serie Apari a 26mila euro lordi all’anno.
Grazie ai contratti professionistici fatti alle atlete, le calciatrici gioveranno di un contratto collettivo nazionale che stabilisce stipendi più elevati, la maturazione dei contributi pensionistici e altre tutele di tipo legale e sanitario, come i contributi previdenziali, il versamento dell’ Irpef e i contributi per il fondo di fine carriera che garantiranno loro il diritto alla pensione di maternità.
Come precedentemente detto non sarà a partire da quest’anno che le calciatrici strapperanno contratti milionari alla CR7, ma questo ingresso nel professionismo permette loro di iniziare a poter lottare seriamente per arrivare, non è detto quando e se, alla parità salariale; questo aspetto però non dipende solo dagli atleti ma anche da dinamiche di sponsorizzazione e marketing, come ad esempio la visibilità data agli eventi di calcio femminile mediante televisioni e social.
Se pensiamo che fino a 100 anni fa il calcio femminile era considerato un’indecenza, giungere ad oggi al professionismo è sicuramente un grande passo al di là dell’aspetto economico; infatti, scriveva il British Medical Journal del dicembre 1884, i contatti fisici e gli scontri derivanti dal gioco erano considerati un danno e un brutto vedere per il corpo della donna. Dunque, questa decisione porta un grande balzo di mentalità, o meglio lo certifica, ribadendo la parità dei sessi anche in ambito sportivo e dando alle ragazze la prospettiva di diventare calciatrici professioniste.
Già da qualche tempo a questa parte le "signore del calcio" si sono dimostrate grandi professioniste e abili calciatrici, intrattenendo gli appassionati del pallone in competizioni internazionali anche quado i colleghi maschio non sono stati all’altezza di farlo; ci riferiamo a quanto accaduto nel 2018, fallimento sportivo che purtroppo si ripeterà quest’estate, quando la nazionale di calcio maschile non si qualificò ai campionati del mondo, a differenza delle colleghe che si qualificarono e disputarono ottime gare nel cammino mondiale, mantenendo viva e pulsante la grande passione calcistica che connota l’Italia.
Praticamente ogni ragazzino, calciando un pallone in giardino, sogna di indossare la maglia numero 10 della propria squadra del cuore e sa che, se molteplici fattori andranno nella giusta direzione, potrà incoronare il suo sogno, o almeno ci può sperare. Questo sogno, fino all’altro ieri, non poteva essere fatto dalle coetanee femmine poiché la prospettiva di arrivare alla Serie A era sempre contrastata dalla consapevolezza che non si potesse contare su adeguate tutele per una calciatrice; da quest’ anno in poi anche le ragazzine potranno dedicarsi al massimo per arrivare ad indossare la 10 della Juventus, Roma o Milan, senza preoccuparsi dell’assenza di certezze e garanzie che prima caratterizzava il mondo del calcio femminile in Italia.
Resta scoperto dal professionismo il campionato di Serie B femminile e tutti quelli al di sotto, a differenza di quelli maschili che fino alla Serie C sono considerati professionismo, ma questo nel tempo potrà essere oggetto di modifiche e cambiamenti, con l’estensione del professionismo e di tutte le sue tutele a campionati inferiori femminili.
Quindi grazie a questa decisione epocale, le calciatrici di oggi avranno vantaggiose garanzie e potranno avere la considerazione professionale che meritano, al pari dei colleghi uomini, avendo anche riconosciuto un adeguato trattamento pensionistico ad attenderle al termine della carriera sportiva, e tutte le giovani calciatrici possono continuare a sognare la Serie A, ma una Serie A che darà loro anche il titolo di professioniste.
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